Piacenza

Incastonata tra il Po e i rilievi dell’Appennino emiliano, Piacenza è da sempre una terra di grandi vini. Lungo le sue quattro vallate principali – la Val D’Arda, la Val Nure, la Val Trebbia e la Val Tidone – circa 6.000 ettari di vigneto disegnano un paesaggio di grande fascino, quasi totalmente collinare. Su questi dolci pendii uve di alta qualità danno vita a un grande patrimonio enologico rappresentato da ben 17 Doc.

Una vocazione
vitivinicola millenaria

La viticoltura piacentina affonda le proprie radici nelle tradizioni dell’antica Grecia. Qui i vignaioli hanno allevato fin dal principio la vite in forma bassa con le carasse (vinae characatae di Columella), sostenendo che fosse il palo a fare l’uva. A piantare i primi vigneti nell’Età del Ferro (I millennio a.C.) sono stati i fondatori del centro culturale e termale di Veleja.

Nei secoli hanno prodotto vino a Piacenza i paleoliguri, gli etruschi, i romani, i legionari latini, i galli, i celti. L’etrusco Saserna, il più noto agricoltore locale del II sec. a.C., racconta che alla sua tavola si beveva il Kilkevetra, il vino di bosco dell’Appennino piacentino. Se all’epoca si trattava di una bevanda conviviale da consumare con parsimonia nei banchetti, è in epoca romana che il vino di Piacenza raggiunge grande fama per la sua qualità, citato anche da Cicerone in una delle sue orazioni in Senato. Risale a questo periodo storico la ricca forgiatura della prima coppa vinaria “Gutturnium”.

Da Piacenza il vino dei re
e signori, artisti e Papi

Sono numerosi i personaggi illustri della storia che hanno amato i grandi vini piacentini. Antichi documenti testimoniano che i valorosi condottieri Piccinino e Colleoni e la nobile famiglia degli Sforza li apprezzavano per il gusto e la prelibatezza. Ne aveva una scorta sempre pronta anche Papa Paolo III Farnese, mentre il grande Michelangelo Buonarroti se li faceva spedire in botticelle dal piacentino Giovanni Durante.

Esportati fin dal Seicento in Francia, nel Settecento al re Filippo V di Spagna venivano inviati insieme al formaggio grana e ai salumi piacentini. Suo figlio e successore al trono Carlo III li giudicò i migliori mai bevuti in vita sua fin dal primo assaggio. Nel 1911 un vino rosso piacentino fu premiato dal Ministero dell’Agricoltura tra i 18 migliori prodotti nazionali all’Esposizione Internazionale di Torino: si trattava del capostipite dei vini rossi piacentini, il Gutturnio.

Piacenza
in un bicchiere di vino

I vitigni autoctoni dei Colli Piacentini sono i principali protagonisti dei 17 vini Doc di Piacenza. Dall’unione di Barbera e Croatina – qui chiamata Bonarda – nasce il Gutturnio, vino rosso di grande personalità e buona struttura da gustare frizzante o fermo. Sul versante dei bianchi di grande pregio è la Malvasia di Candia Aromatica, tra le più eleganti e poliedriche Malvasia esistenti, che si distingue per complessità di profumi e capacità di abbinamento a tavola nelle sue differenti versioni. Emblema di piacentinità è poi l’Ortrugo, vino bianco fresco e gradevole che nasce dall’omonimo vitigno.

Filo conduttore di tutti i vini piacentini è la loro spiccata piacevolezza e bevibilità, specchio di una terra che ama il buon vivere, la natura e le relazioni genuine, come quelle di una volta.

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